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Quando una recensione di un libro, seppur positiva e asettica, dimostra di non aver compreso le reali intenzioni dell’opera. Un esempio di pessima critica letteraria.

Dettagli relativi alla recensione di “Leggere:tutti” sul libro “Fontanelle romane”.

Nel numero di aprile 2018 il mensile “Leggere:tutti” ha gentilmente pubblicato una recensione sul libro “Fontanelle romane” edito da MMC. È una recensione garbata, una delle tante che questo interessante e particolare mensile, interamente dedicato al mondo del libro e della lettura, ha dedicato lungo gli anni ai nostri libri e a quelli dei nostri colleghi editori.
Non ho mai espresso pubblicamente alcun commento sulle recensioni di questo o altro periodico, avendole sempre considerate ben fatte, da penne esperte e competenti.
Eccezionalmente, però, questa volta due parole voglio scriverle anche perché in “Fontanelle romane” rivesto il doppio ruolo di autrice/editrice e conosco bene l’impegno da me profuso per partorire (termine che ritengo estremamente idoneo) una opera del genere.
La recensione in questione si trova a pag, 54, si intitola “A spasso per fontane” ed è firmata da Lucia Gandolfi. Sia subito chiaro che al suo interno non viene espresso alcun giudizio negativo, anzi. La recensione è garbata e tenta di descrivere il contenuto del libro copiando interi stralci dello stesso.

Le motivazioni della reazione dell’autrice del libro “Fontanelle romane”.

Perché allora dedico un commento a una recensione generalmente positiva e asettica?
Perché penso che chi vuol fare giornalismo o critica letteraria dovrebbe assolutamente leggere i libri che recensisce e informarsi sull’autore.
Perché penso che non si possa parlare di “chiave di lettura” di un libro ispirandosi solo alla dedica iniziale e trascrivendola quasi per intero. Per chiave di lettura poteva essere indicata la necessità di conoscere meglio il proprio territorio, di dare importanza a particolari minori della città che hanno tanto da raccontare, di esortare i cittadini a rispettare certi arredi urbani e le autorità a una più efficiente manutenzione. Ma è presente anche una lettura in chiave ambientalista dove si insiste sulla bontà dell’acqua di Roma, prevalentemente di sorgente, e sul fatto che bisognerebbe farne un maggiore uso a discapito dell’acqua minerale nelle bottiglie “usa e getta” in PET che sono causa di una enorme emissione di CO2, se si considerano la produzione, il trasporto e lo smaltimento delle stesse.
Non ho mai sentito parlare di “chiavi di lettura” attraverso la dedica, neppure nei raccontini leggeri o sentimentali, figuriamoci in un saggio.
Perché di saggio si tratta, o se preferite, di un manuale, di un lavoro di ricerca, catalogazione e riordino di una situazione poco chiara anche agli stessi addetti ai lavori cui ho fatto riferimento. Ho dovuto attivare ingegneri e geometri per reperire informazioni quali la fonte originaria e attuale con cui vengono alimentare le singole fontanelle. Ho dovuto studiare su libri antiquari per verificare la veridicità di alcune informazioni storiche presenti su editoria più recente, ma contrastanti fra loro. “Fontanelle romane” non è una “guida particolare”, come è stata definita dalla Gandolfi. Esiste una enorme differenza tra una guida e un saggio. Chi scrive recensioni dovrebbe saperlo.
Tra l’altro è anche sbagliato scrivere che è “la terza guida che ho pubblicato” in quanto, solo della serie “Madonnelle” ancora non conclusa, sono già usciti 6 volumi. Le guide devono essere tascabili o quasi per poter essere portate in giro. La serie “Madonnelle” e il volume in oggetto sulle fontanelle sono libri in formato A4, da leggere in poltrona. L’unica effettiva guida che ho scritto è “50 migliori edicole sacre a Roma”, tascabile e bilingue.
Ripeto che non è stata scritta una sola parola contro il mio libro ma ciò che mi ha infastidito è l’assoluta leggerezza e noncuranza con cui si è parlato di cose che non si conoscono e sulle quali (fatto ben più grave) non ci si è documentati.
La recensione prosegue con dei brani estratti direttamente dal libro relativi a fontanelle poste in zone diverse, senza un filo logico che le colleghi. Poi si accenna alle 75 fontane descritte, anche se in realtà 75 sono le schede dettagliate mentre nel libro sono analizzate complessivamente 107 fontane (comprendendo anche quelle nella lunga introduzione). Inoltre neanche una parola è stata dedicata all’accurato servizio fotografico a colori, ben 207 immagini, e quindi componente essenziale del volume.
Nella conclusione della recensione, a mo’ di ciliegina sulla torta, leggo una frase senza senso, evidentemente amputata per errore di parecchie parole (capita quando si vive di “copia e incolla” e non si rilegge ciò che si scrive frettolosamente) e i dati (pagine e prezzo) sbagliati anch’essi.
Chiedo perdono per la pedanteria e la lungaggine di questo mio sfogo, ma alla mia non giovanissima età e soprattutto nel ruolo che ricopro, non ne posso più di leggere castronerie da parte di persone convinte di saper scrivere e di saper giudicare, spesso sbandieranti una recente laurea in “Scienze della comunicazione”.

Ringrazio comunque il mensile “Leggere:tutti” per aver dedicato attenzione alla mia opera e per tutto l’interesse rivolto alle pubblicazioni di MMC in tanti anni. Lo invito solo a fare attenzione a chi affida le recensioni dei libri per non far scadere l’indubbia qualità del periodico.

Recensione-del-libro-FONTANELLE-ROMANE-Leggere-tutti-04-2018